domenica 22 gennaio 2012

L'Estonia in un articolo del 1987

NELLE REPUBBLICHE BALTICHE LA PIAZZA SFIDA GORBACIOV
UNA IMPORTANTE manifestazione è prevista per oggi nelle Repubbliche baltiche dell'Unione Sovietica in occasione del 48° anniversario del patto segreto di non aggressione Molotov-von Ribbentrop, dal nome dei firmatari, in cui Germania nazista e Urss stalinista concordavano la non aggressione reciproca e la spartizione della Polonia. Si trattò, in sostanza, dell’accordo che gettò le basi per l’annessione ai territori sovietici di Lettonia, Lituania ed Estonia. Secondo gli organizzatori della protesta, saranno in migliaia quest’oggi a darsi convegno nelle capitali baltiche. Mosca si dispone a fronteggiare le manifestazioni, mentre la stampa ufficiale ha pubblicato decine di rapporti che accusano l’Occidente di aver fabbricato per l’occasione opuscoli falsi a scopo propagandistico. La risposta del Cremlino alla dimostrazione - la seconda organizzata nel corso dell' estate - viene considerata dagli osservatori occidentali un banco di prova della glasnost introdotta dal segretario del Pcus Mikhail Gorbaciov, che in due anni di governo ha dato vita ad aperture in campo sociale e culturale. La Tass accusa l’Occidente di interferenza nelle questioni interne del popolo baltico, e porta a dimostrazione della propria tesi il fatto che le trasmissioni in russo delle stazioni radio straniere non mancano di dare notizia delle dimostrazioni di domani. Secondo la Pravda, i programmi in russo della Voice of America e della Bbc, e quelli di Free Europe e Radio Vaticana hanno fornito istruzioni dettagliate del luogo e dell’ora in cui avranno luogo le manifestazioni. Il 14 giugno scorso già cinquemila persone si erano raccolte a Riga, capitale della Lettonia, per dar vita alla più imponente manifestazione di protesta non autorizzata del dopoguerra. Lo spunto allora venne dalla commemorazione dei 15 mila cittadini baltici deportati in Siberia da Stalin, due anni dopo l’arrivo dell' Armata rossa. Nel corso della dimostrazione, che comunque non fu interrotta dalla polizia, vennero arrestate undici persone. Ma i visti di emigrazione concessi negli ultimi mesi agli attivisti baltici più autorevoli, e il confino inflitto agli altri, hanno costituito il tentativo di Mosca di far tacere le voci di dissenso levatesi nella regione. Fra i dirigenti baltici emigrati figura anche il ventunenne Rolands Silaraups, uno dei leader della manifestazione di giugno. Un’altra dimostrazione è prevista anche a Vilnius, capitale della Lituania, per commemorare le vittime dello stalinismo. Secondo le più accreditate ricostruzioni storiche il patto di non aggressione dell' agosto 1939 tra Urss e Germania, che va sotto il nome di accordo Molotov-von Ribbentrop, fu motivato dalla necessità sovietica di garantirsi contro l' espansione hitleriana, che le potenze democratiche europee mostravano di non voler fermare. In quel patto la Lituania veniva riconosciuta nella sfera di influenza tedesca, mentre all’Urss veniva lasciata mano libera su Estonia, Lettonia, Finlandia e Bessarabia. La stampa sovietica di ieri riportava invece episodi che, sin dal mese successivo all’accordo, mostravano come Hitler pensava ugualmente di germanizzare le Repubbliche baltiche. Da questo destino i successivi eventi rivoluzionari dell’estate del 1940, cioè l’occupazione di quei territori - secondo quanto scrivono oggi gli storici sovietici - avrebbero protetto i popoli baltici. In realtà, solo dopo la fine della guerra, all’apertura degli archivi tedeschi, si venne a sapere che il patto Molotov-von Ribbentrop conteneva un protocollo segreto, che precisava come la Polonia sarebbe stata spartita fra nazisti e sovietici dopo la sua sconfitta (che avvenne il 5 ottobre del ’39). I testi ufficiali di storia polacchi scrivono che Stalin fu costretto a sottoscrivere quel patto per guadagnare tempo e rafforzare le difese nazionali contro i nazisti, e che le forze sovietiche invasero la Polonia solo per difendere i territori occidentali dell’Urss, dopo la disfatta dell’esercito polacco. A questo proposito a Varsavia, in relazione alla manifestazione di oggi, le autorità governative polacche hanno vietato la pubblicazione di un articolo che analizzava dettagliatamente e criticamente il patto Molotov-von Ribbentrop. Il servizio, scritto da un giornalista militante dell’opposizione, sarebbe dovuto apparire oggi sul settimanale dell’arcidiocesi di Varsavia, che è invece uscito con lo spazio vuoto, con il suo titolo originale Alla vigilia, ed una breve nota del direttore in cui si spiega che l’articolo non viene pubblicato in base alla legge sulla censura. L’espressione spazi vuoti allude alla censura sui giornali e riviste, e viene frequentemente utilizzata dai polacchi per riferirsi a quegli accadimenti e circostanze talmente delicati, che la storiografia ufficiale passa sotto silenzio o riferisce in modo distorto. Il testo del servizio è stato comunque recapitato ieri ai giornalisti occidentali a Varsavia per rivelarne il contenuto. Questo episodio di censura si verifica mentre è al lavoro una commissione polacco-sovietica costituita da funzionari di partito e storiografi che, ispirandosi alla glasnost inaugurata in Urss da Gorbaciov, dovrebbe fare in modo da annullare proprio gli spazi vuoti. Intanto in Francia, i rifugiati politici dei paesi baltici affiliati all’Internationale de la résistence hanno dichiarato in un comunicato di mettere alla prova la sincerità mostrata dal leader sovietico nei suoi due anni di governo. Oggi Gorbaciov proclama la sua volontà di introdurre in Urss cambiamenti rivoluzionari e applicare la 'glasnost' a tutti gli aspetti della vita politica e sociale. I promotori dell’iniziativa hanno ricordato il background diplomatico (trattato di Rapallo, patto germano-sovietico) che ha consentito l’occupazione di quei territori da parte delle truppe sovietiche. I paesi baltici furono occupati tra il 14 e il 17 giugno 1940. Nei dodici mesi successivi, il bilancio è stato di cinquemila condannati a morte e 70 mila deportati per la Lituania; duemila condannati a morte e 63 mila deportati per l’Estonia; 1.500 condannati a morte, seimila arrestati e 37 mila 500 deportati per la Lettonia.
Dal quotidiano la Repubblica, 23 agosto 1987, pagina 9. Autore: Marco Ansaldo.

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